Come può un reperto archeologico diventare un prodotto del nostro laboratorio di pasticceria?
Altra domanda che può sorgere è cosa c’entra l’archeologia con un centro di formazione professionale ad indirizzo arte bianca?
Forse è la domanda che inizialmente si sono posti anche i nostri allievi quando si sono trovati davanti all’idea alla base di questo progetto…
Ecco la risposta: la nostra scuola forma i ragazzi al mondo del lavoro e quindi a trovarsi davanti a numerose “commesse” dalle più semplici dove il committente è una singola persona che richiede un prodotto per un evento a quelle più complesse, da parte di aziende, enti o associazioni che richiedono la realizzazione di prodotti specifici.
Il “caso” del Gallus Nivalis, nasce proprio da una commessa ricevuta dall’Associazione Archeologica Culturale “Felice Pattaroni” di Gravellona Toce.
La richiesta era quella di creare un prodotto che potesse diventare simbolo della città di Gravellona Toce e che rimandasse alle origini celto-romane della città, sia per quanto riguardava la forma che gli ingredienti utilizzati.
Si è partiti dallo studio della storia ed in particolare della necropoli di Pedemonte a Gravellona Toce dove, tra molti reperti, si era distinto un piccolo galletto che doveva essere un gioco di una bambina dell’epoca romana.
Si richiedeva quindi la realizzazione di un biscotto che fosse “filologicamente” corretto.
Il progetto è stato il veicolo per far sperimentare i ragazzi prima di tutto sulla gestione delle richieste che pervengono dalle aziende esterne ma anche ha dato loro modo di far emergere i collegamenti tra che ciò che viene insegnato in aula e il lavoro pratico.
Ma andiamo con ordine. La richiesta di un “prodotto filologicamente corretto”, ha reso necessario per i ragazzi studiare e analizzare lo stile di vita e le abitudini alimentari delle civiltà celto romane stanziate sul territorio; successivamente in seguito è stato fatto un lavoro di analisi di quali fossero gli alimenti e le materie prime presenti nel territorio all’epoca.
I ragazzi hanno dovuto poi mettere in pratica in laboratorio quanto appreso in aula, Mettendo in pratica le abilità di problem solving e con la giusta supervisione è stato possibile per gli allievi superare e valorizzare i limiti imposti dalle richieste.
Sono stati realizzati quattro prototipi di prodotto, due dolci e due salati che sono stati presentati ad una commissione la quale attraverso l’assaggio ha determinato quale tra questi fosse il prodotto maggiormente rispondente alle richieste del committente.
In preparazione all’evento di selezione i ragazzi hanno lavorato in aula redigendo delle presentazioni scritte e allenandosi a presentare il proprio prodotto ai “giudici”. Se pensiamo ad una situazione reale un professionista deve saper raccontare e spiegare i propri prodotti affinché possano essere scelti da un cliente, ecco qui un’ulteriore attinenza con il mondo esterno.
Il biscotto scelto è stato poi modificato e bilanciato sia per quanto riguarda le proprietà organolettiche che i valori nutrizionali al fine di renderlo commercializzabile, anche per questo aspetto i ragazzi si sono confrontati in aula e hanno lavorato in scienze dell’alimentazione per la realizzazione dell’etichetta.
Anche per la realizzazione dello stampo per il biscotto è stata coinvolto il Dipartimento di innovazione di VCO Formazione e, all’interno delle officine digitali della sede di Omegna (dove ospitiamo il We Do Fablab) è stato disegnato e realizzato attraverso delle stampanti 3D il prototipo dello stampo per poter realizzare i primi campioni di prodotto.
Infine i ragazzi si sono cimentati nell’attività promozionale creando dei post condivisi poi sui social attraverso i quali il prodotto è stato “svelato” nelle sue varie sfaccettature, dal punto di vista progettuale, formativo e laboratoriale.
Ecco quindi la risposta al quesito iniziale: come può un reperto archeologico entrare in un centro di formazione professionale? In tanti modi, noi abbiamo scelto un tipo di progetto innovativo che ha permesso di sviluppare, partendo da un’idea, la prototipazione di un prodotto e seguire e realizzare tutto l’iter per la sua commercializzazione. Ciò ha permesso ai ragazzi di vedere tutte le fasi di realizzazione e commercializzazione di un prodotto.
Di seguito le fasi di realizzazione del prodotto:
Se ti interessano i dettagli storici del Gallus Nivalis vai sul sito della Associazione Archeologica Culturale “Felice Pattaroni” di Gravellona Toce.
Il Gallus Nivalis ha una pagina Facebook tutta sua: Gallus Nivalis